Questa rassegna stampa sarà lunga e costantemente aggiornata, perché il caso mi appare ora interessante. I titoli dei link sono da me rifatti con intenzione critica verso il contenuto dell’articolo. I miei commenti saranno di natura diversa a seconda dei casi. La scelta degli articoli è del tutto casuale ed è sempre attinta dalla stampa disponibile online.
Sommario
1. La dottrina Bush in soccorso di Magdi Allam. Nell’articolo si allude ad un personaggio della Cattolica di Milano, attaccato da Magdi Allam, per la cui difesa sarebbe stata redatta la lista. Non so chi sia questo personaggio, sono curioso di saperlo, ma la mia adesione per quel che vale si basa unicamente sul testo sopra riportato in evidenza con l’elenco completo dei firmatari meno uno.
È mio fermo convincimento che il problema riveste carattere generale ed interessa tutte le università dove ognuno vuol sentirsi libero nell’esercizio del suo pensiero e delle sue attività di ricerca. La professione di fede olocaustica e filoisraeliana non può essere imposta come fu al tempo del giuramento di fedeltà chiesto dal Fascismo, che almeno era in nome dell’Italia. L’articolo è di Massimo Introvigne. Lo stavo leggendo per cercare di capire cosa volesse dire o dove andasse a parare, quando ho guardato la firma. È stato tutto chiaro: basta il nome per capire. Non occorre altro e soprattutto non occorre perder altro tempo. Introvigne comunque fra una sorta di identikit dei firmatari. Lo stesso mi son messo a fare io per la lista Mantelli, ma secondo qualcuno non mi sarebbe lecito farlo, soprattutto se mi accorgo di una forte presenza delle comunità ebraiche e delle organizzazioni sionisti. Un ebreo può dire di se stesso con una punto di orgoglio: “sono un ebreo”, ma se dopo che lui lo ha reso noto, un altro dice: “tu sei un ebreo”, ciò può essere tacciato come una forma di razzismo. Siamo giunti a tanta perversione del diritto. Per dimostrare quanto sono fragili e faziose le argomentazioni di Introvigne basta rilevare l’inconsistenza critica del termine terrorismo, dato come una spiegazione a prescindere quando dovrebbe essere esso stesso spiegato. Rinvio al riguardo alle prime pagine dell’ultimo libro di Domenico Losurdo sull’Ideologia dell’Impero. Aggiornamento: Introvigne, che è tutto dire, non si salva neppure lui dall’intolleranza faziosa dei Corretti Informatori, una minaccia per la pace e l’ordine pubblico del nostro paese.
Sommario
2. Scritto da Paolo Branca in difesa di Massimo Campanini. Rispetto al numero precedente posso apprendere che l’Appello è stato scritto da una sola mano e non è il frutto di una collazione di emendamenti. L’intellettuale attaccato da Magdi Allan è Massimo Campanini. Giustamente Paolo Branca
ha generalizzato il problema, sganciandolo dalla persona di Campanini. Ed ho già detto che il caso Teramo rientra perfettamente nella fattispecie. Il libro di Allam non era ancora uscito. Altrimenti vi sarebbe stato un aperto riferimento alla Teheran d’Abruzzo. Di Massimo Campanini avevo casualmente comprato un libro: Storia del Medio Oriente (1798-2005), di cui mi servo per istruirmi. Con l’esperienza che mi è propria in anni di mestiere, posso dire che si tratta di un libro solido e serio, degno di uno studioso di razza. Al confronto tutta la paccottiglia sfornata a ritmo industriale e forse foraggiata dai servizi israeliani, quali sono le opere in blocco dello stesso Magdi Allam, e poi di Fiammetta Nirenstein, Carlo Panella, Emanuele Ottolenghi ed in ultimo Elia Valori, potrebbero essere tranquillamente dati alle fiamme senza nessuna perdita per la cultura che resta e supera il clamore della giornata. Una sola pagina di Campanini supera in valore tutta quella robaccia al soldo di Israele. Il link ripubblica il testo dell’Appello con la lista dei firmatari, dove però questa volta manca (per fortuna) il nome di Brunello Mantelli. Devo confessare che sarei curioso di sapere come ci sia finito. Tanto poco c’azzeccava, per dirla con Di Pietro. Ma non è vero che Paolo Branca difende solo Campanini. Nel libro di Magdi Allam è pure attaccato pesantemente lo stesso Paolo Branca.
Sommario
3. Senza peli sulla lingua: Magdi è un fazioso. A dirlo è un cantautore israeliano che considera magdi Allam più realista del re. Il libro è sbagliato fin nel titolo: “Viva Israele!». E che vuol dire: Abbasso i palestinesi? Manco per sogno e Magdi Allam dimostra di essere un idiota, la cui incolumità occorre proteggere con ben sette guardie del corpo. In questo modo non si costruisce nessuna pace e la guerra dura ormai da oltre 60 anni.
Il cantautore israeliano non è certamente antisraeliano è rivendica il diritto all’esistenza di Israele ed al suo riconoscimento da parte araba. Ma il problema non è per nulla semplice ed il suo resta il normale desiderio di una persona di buon senso. Certamente, Magdi Allam non porta nessuna soluzione al problema, ma al contrario lo aggrava non solo in Medio Oriente, ma qui da noi in Italia, dove si va creando una pericolo contrapposizione che è tipica della guerra civile. Anche se quella in atto fra di noi in Italia non una guerra combattuta con le mitragliatrice, certamente lo scontro spirituale è ormai al massimo livello. A Mantelli ed a tutti quelli della sua lista io ormai li ho mandati... Anche lui stoltamente, come ha fatto Magdi Allam, ha parlato di “vittoria” per la chiusura del master teramano. E che vuol dire? Che qualcun altro ha subito una sconfitta? Quelli siamo noi? Ebbene, ricavandolo da una mutanda vecchia, di coloro nero, ho tagliato un piccolo nastro nero che in segno di lutto ho appeso in un angolo discreto del mio balcone. Ad ogni ospite che me lo chiede racconterò la storia ed in questo modo costruirò la mia Memoria, ben diversa da quello di Brunello. La persona dell’articolo linkato si chiama Moni Ovada. Il nome io lo leggo per la prima volta, ma si tratta di persona bel nota nella cultura israliana, per me assai ostica e difficile da ricordare nei nomi, personaggi, istituzioni, eventi. Ma il personaggio Ovada, colpevole di un minimo di buon senso, è pure incorso nella censura e nella condanna di “Informazione Corretta”, la cui intolleranza e faziosità è a mio avviso una seria minaccia per l’ordine pubblico del nostro paese, cioè l’Italia, non certo Israele. L’argomento utilizzato è il classico: “ma tu il libro non lo hai letto. Non dice questo!” In realtà, il libro lo sto leggendo con una pena infinita per il tempo che sto perdendo. Il libro è tutto nel suo titolo: “Viva Israele”. Bastava un volantino!
Sommario
4. Quando si parla di spazzatura giornalistica non può mancare un “certo” musulmano, vero o presunto che sia. Nessun arabo o musulmano che non sia lo stesso Magdi Allam credo possa dire e pensare seriamente ciò che si legge su “l’Opinione”, un fogliaccio di regime, che si spaccia per “liberale” ed è pagato dalle tasche dei contribuenti. Per fortuna, il testo dell’appello Reset è qui sopra. Ed è pure breve. Non sono le 206 pagine di insulti al buon senso e di osanna ad Israele che costituiscono la “storia” di Magdi Allam, dove accanto alla propaganda di guerra filoisraeliana, tra una bomba e l’altra, occorre sorbirsi la zia di Magdi, come in altri libri di Fiammetta Nirenstein il lettore è costretto per pagine e pagine a stare in compagnia della nonna Rosina.
La insignificante biografia di Magdi Allam, assurta alla luci della ribalta unicamente per le sue opzioni politiche filoisraeliane è sbrodolata come una “oggettività” cui tutti debbano piegarsi, quasi fosse il Vangelo. In realtà, tutto questo clamore serve solo per stabilire chi sta con chi e dove. Sono prove di guerra, di una guerra civile che non ci ha mai lasciati e che grazie a Magdi Allam stiamo ora rinverdendo. A ragionare poi con chi apre soltanto la bocca e pensa di aver detto qualcosa solo per aver emesso dei suoni si perde solo del tempo prezioso. Non è Magdi l’aggredito come si tenta di far credere ai disinformati, ma è lui l’aggressore. La sua incolumità è fuori discussione e Farina su “Libero” contribuisce da par suo all’intorbidimento delle acque. Abbia almeno lui il pudore di stare zitto. In realtà, si vuol spingere l’opinione pubblica italiana verso la guerra. La campagna mediatica è del tutto evidente, mentre posso soltanto immaginarmi il ruolo dei servizi segreti israeliani e di tutte le lobby occulte e meno occulte. La resistenza è una difesa legittima. Intorno a Reset occorre concentrarsi per salvare la pace e per uscire fuori da oltre mezzo secolo di guerre civile ideologica. Reset si lega a Teramo. Uniti si vince. Dispersi si perde.
Sommario
5. I docenti sabotatori nella manipolazione mediatica. Le più lucide analisi dei fatti che succedono non si possono cercare nei grandi quotidiani, ma nelle nicchie isolate della rete. Ormai è chiaro che grande stampa e televisione servono a manipolare i cervelli, non a dare informazioni oggettive che possono essere assunte dai cittadini per le loro decisioni. In “Come don Chisciotte” si trova ahimé una chiara denuncia della manovra in atto, di fronte alla quale i nostri strumenti sono inferiori: fionde contro carri armati. Ma anche in ciò vi è dell’eroismo, se almeno avremo la volontà di resistere e di non lasciarci sopraffare.
Sommario
6. Polemica Bidussa/Battista su Magdi Allam. Si tratta di argomentazioni di una certa complessità e di un certo approfondimento sul cui mi riservo di ritornare. Qui mi limita a segnalare il link di un blog del Cannocchiale. Riporto testualmente l’esordio dell’articolo di Pier Luigi Battista: «Cosa mai possono concretamente sperare le (così dicono) “centinaia di firme”apposte a un documento che si scaglia contro un libro, quello di Magdi Allam? Forse indurre l'autore ad abiurare? L'editore a ritirare il volume? I librai a disfarsene? A dichiarare fuori legge un saggio per aver violato chissà quale articolo del codice penale? Oppure, come è più probabile ma non meno inquietante, a rinchiudere il bersaglio di tanta ardente indignazione in un recinto infetto, fare terra bruciata attorno a lui, insomma a procurare un effetto intimidatorio su chi si è macchiato della grave colpa di aver scritto quel libro?». Per chi confronta questo brano con il testo del manifesta salta subito agli occhi la “disonestà intellettuale” del giornalista de il “Corriere”, di cui vicedirettore è lo stesso Magdi Allam. Nessuno intende esporre al linciaggio il giornalista egiziano, sistematosi in Italia. E se mai il contrario. È Magdi Allam che nel suo libro ha esposto al linciaggio tutti i docenti universitari italiani che non si dimostrino politicamente, culturalmente e spiritualmente allineati sulle posizioni dello stesso Magdi Allam, ma potrei aggiungere di Brunello Mantelli, Angelo Pezzana, Fiamma Nirenstein, Carlo Panella, Elia Valori, Emanuele Ottolenghi ed altri che fanno gruppo organizzato di pressione e vengono via via allo scoperto secondo un piano concertato. L’appello di Reset è quindi solo una debole difesa davanti ad un’aggressione mediatica sempre più sfacciata ed arrogante nella sua capacità di mentire, sapendo di mentire, come si usa appunto nelle guerre senza esclusioni di colpi e senza onore. Non mi pare che sia il caso di perdere altro tempo con Pier Luigi Battista, giornalista di regime. Come ho precisato a chiarissime lettere, non intendo che si debba riservare a Magdi Allam lo stesso trattamento riservato a Robert Faurisson in Teramo, pur convinto che le posizioni di Magdi Allam siano ben più gravi di quelle di Faurisson. Alle idee non condivisibili si risponde con argomenti, non con la violenza, la querela, la prigione. Vorrei che Magdi Allam e la sua faziosissima cerchia di “amici” imparassero le regole elementari di quella democrazia, di cui si riempiono la bocca per poi poterla meglio violare. In Teramo, il 18 maggio ed il 3 luglio, ha trovato una prima attuazione la dottrina Magdi Allam, contro la quale per fortuna è ancora lecito e possibile resistere.
Sommario
7. Lettera pubblica di Massimo Campanini sul libro di Magdi Allam. Trovo sul sito la “Voce di Fiore” questa lettera di Massimo Campanini, che riporto per intero. Al tempo stesso mando al prof. Campanini una dichiarazione di solidarietà con la comunicazione che in Teramo si è verificato un grave episodio analogo a quello di cui lui è stato illustre vittima: Cari amici,
nel suo ultimo libro (Viva Israele, Mondadori), subito segnalato con entusiasmo da Chiaberge sul Sole 24 Ore, l’autore mi accusa: 1) di antisemitismo; 2) di fingere di ignorare il pericolo islamista. Ma il peggio è che scrive letteralmente. "Il caso del prof. Campanini non è l’unico. L’Università italiana pullula di professori cresciuti all’ombra delle moschee dell’UCOII, simpatizzanti coi Fratelli Musulmani, inconsapevolmente o irresponsabilmente collusi con la loro ideologia di morte".
Ora, è tempo che le volgari menzogne e gli insulti abbiano termine. Per quanto mi riguarda chiederò a un avvocato se esistano i margini per una denuncia per diffamazione. Per intanto invio a voi, pregandovi nei limiti del possibile di farla circolare, una doverosa risposta pubblica:
1) siccome viviamo in un paese in cui vige la libertà di parola, ribadisco il mio dissenso nei confronti della politica mediorientale di Israele, ma per questo né posso e debbo essere tacciato di antisemitismo, né sostengo di volere la distruzione dello stato ebraico;
2) siccome viviamo inn un paese in cui vige la libertà di parola, ribadisco il mio dissenso nei confronti della politica mediorientale dell’amministrazione Bush. Quanto è successo e sta succedendo in Iraq e Afghanistan è una pessima prova di democrazia o probabilmente non è democrazia affatto.
3) sui Fratelli musulmani ho sostenuto e ribadisco che l’organizzazione è profondamente radicata nella società civile dei paesi arabi dove svolge attività assistenziale e caritativa. Liquidarla superficialmente come puramente terrorista è storicamente falso e politicamente pericoloso. I Fratelli Musulmani si articolano in moltissime correnti, alcune estremiste altre che sono tradizionaliste e conservatrici, ma niente affatto terroriste. Tutto questo ho documentato e documento scientificamente nei miei molti libri e articoli citando fonti primarie e letteratura critica. D’altro canto non mi risulta che Tariq Ramadan (che è consigliere di Tony Blair) o Rashid Ghannushi (che vive a Londra) siano stati inquisiti e meno che meno condannati da magistrature occidentali democratiche.
Il mio lavoro è un lavoro scientifico che può essere dimostrato in qualsiasi momento; quello di Magdi Allam una virulenta e gratuita polemica personale neppure sostenuta dall’eloquenza ciceroniana.
Vi ringrazio dell’attenzione.
Massimo Campanini
La lettera risale al 6 giugno scorso. Con l’occasione ribadisco ancora una volta un punto di vista che non mi stancherò mai di ripetere. Respingo qualsiasi discussione sul merito delle singole questioni storiografiche se prima non sarà assodato il contenuto degli art. 21 e 33 della costituzione. Mi metterò quindi a studiare il cinese, l’arabo e l’ebraico oltre che il sanscrito per potermi adeguatamente documentare sul merito delle questioni di cui è disputa fra gli studiosi. Quando avrò finite le mie ricerche, emetterò il mio parere, ben certo che quale che sia non avrà a fruttarni anni di carcere ed assalti squadristici.
8. Le sciocchezze emiliane del camerata Eboli. Sarebbe meglio se il camerata Eboli mandasse in vacanza anche la sua coscienza. Probalmente, ritornata rinfrancata, non partorirebbe le sciocchezze che mi capita di leggere e che per dirla con Di Pietro proprio non c’azzeccano. Milito nella stessa area politica del camerata Eboli (il centro destra, ovvero la casa delle libertà) e sono di avviso diametralmente opposto a quello dell’emiliano Eboli. Sarei anche disponibile ad un confronto politico. Ma purtroppo nei partiti non esiste dibattito ed un eletto che non ha contraddittorio a ciò che dice pensa di essere il sale della terra solo perché è stato eletto: sappiamo tutti che gli elettori non possono fare altro che votare su di uno scheda un nome sul quale non hanno nessun controllo; e sappiamo pure che gli eletti se ne infischiano altamente di quei fessi che li hanno votati. Se vuole mostrare solidarietà a qualcuno, il nostro camerata dovrebbe imparare a distinguere fra aggredito e aggressore. Ad essere aggrediti ed offesi da Magdi Allam non sono i catto-comunisti, di cui poco mi importa, ma è tutta l’università italiana collocata entro gli artt. 21 e 33 della costituzione. Ed è questa la ragione per la quale nelle università ci stiamo mobilitando. Lascia perdere i catto-comunisti o chi altro ti pare, e mettiti a studiare il problema, anziché buttarti dove ti pare che soffi il vento. Scopriresti che le cose stanno diversamente da come li hai superficialmente rappresentate. Un politico professionale come te, dovrebbe almeno dare prova di responsabilità senza pestare nel mortaio. Se dobbiamo essere governati da tanta superficialità, poveri noi! Lascia perdere Tobagi che c’entra come i cavoli a merenda. Ma quale terrorismo islamico! Intanto siamo in Italia e finora ci hanno lasciato in pace. Se qualche fastidio ci verrà dato, sarà propria per la bocca larga di Magdi Allam che fa perdere la pazienza anche ai santi cristiani, da lui molestati di recenti a piazza sant’Apostoli. Rifletti, camerata, quando parli, ed ancor più quando scrivi. Un politico di professione non dovrebbe usare termini generici, da spauracchio, come il terrorismo. Dovrebbe essere in grado di capire i processi politici in un‘area calda come il Medio Oriente, dove la guerra arde da oltre mezzo secolo. L’interesse dell’Europa e dell’Italia è la pace. L’interesse di Israele è la guerra. Magdi Allam è un agente d’Israele, che però non ha nessun diritto di molestare i docenti italiani e di dettare leggi nelle università italiane. Altrimenti, caro Eboli, di questo passo, ci andrai tu ad insegnare nelle università e ti farai dare il programma da Magdi Allam e attraverso di lui dal ministero israeliano della propaganda all’estero.
9. “Sciocco” “furbastro” e qualcosa di peggio ancora. Su “Informazione Corretta”, che ormai vado monitorando da mesi e la cui natura mi diventa sempre più chiara, vengo chiamato nell’arena da Brunello Mantelli. Intervengo e contrariamente al solito non invio questo post per conoscenza ai miei interlocutori, con i quali segue spesso un civile dibattito: sarebbe come affidare ad un ladro i propri risparmi. Mi basta renderlo noto al pubblico dei miei cinque o venticinque lettori, che magari si aspetta da me una risposta all’insulto. Cerco ora di sbrigarmi in poche battute, lasciando ad altre occasioni gli aspetti di maggiore rilevanza concettuale. Il nostro Brunello mi attribuisce (insieme a Moffa) un linguaggio da birreria, mentre lui pensa di aver “vinto” in Teramo in virtù di un suo supposto elevato linguaggio. Per la verità, io ci tengo ad una pulitezza del mio eloquio parlato e scritto e cerco di attingerla scrivendo innumerevoli volte i miei testi in uno sforzo continuo di affinamento dello stile. Mi chiedo adesso che cosa abbia potuto meritarmi questa critica alla mia scrittura. Sarebbe dunque il mio un linguaggio “da birreria”, che penso voglia dire volgare e scurrile, forse anche accesamente polemico. Per quanto riguarda la polemica ricordo il compianto Nicola Matteucci che alla uscita della mia prima traduzione di Carl Schmitt disse che le polemiche era utile e fecondo farle, quando vi erano in ballo superiori interessi. Escluso il momento polemico, riconosco due casi in cui ho consapevomente fatto uso della volgarità. In una corrispondenza privata per due volte di seguito ho detto a Brunello Mantelli: “Vaffanculo!”. Cerchero di spiegarne brevemente il contesto. La prima volta fu subito dopo che lui mi rispose: «Con uno che dice “cosiddetto Olocausto” io non parlo neppure». Quindi di rimando venne il mio “vaffanculo”, ma seguì anche l’indicazione di una mia possibile fonte: Amar Segre Sion, un ebreo assai noto in Torino, città dove risiede Mantelli, che diceva normalmente «cosiddetto Olocausto», nella stessa identica accezione da me usata. Non ho mai inteso negare i noti ed acclarati fatti tragici successi durante la seconda guerra mondiale. Credo che addirittura il figlio dello scomparso storico ebreo graviti in “Informazione Corretta”. Dunque, Mantelli non avrebbe dovuto parlare neppure con gli ebrei Segre Amar, padre e figlio. Sarà pure stato un linguaggio da birreria il mio, ma Mantelli dimostrava di essere “ignorante” di storia torinese e soprattutto ignaro del contenuto dell’art. 3 della costituzione che fissando un’eguale dignità per tutti i cittadini, a nessuno si potrebbe mai dire: “Io non parlo con te perché....”. Ciò equivale ad essere razzista, sia pure in modo diverso da quello unicamente inteso da Mantelli e Pezzana. Mantelli si accredita come uno “storico dell’Europa”, non come un filosofo sensibile a certe sottigliezze. La cosa finì li ed avrei felicemente dimenticato il personaggio. La seconda volta, dopo la “vittoria” (ovvero la “sconfitta”) di Teramo le truppe sconfitte si riunirono dando vita ad un Comitato per la difesa della libertà di pensiero e di ricerca ex art. 21 e 33. Il nostro Brunello Mantelli pretendeva di iscriversi e di farne parte: gli fu spiegato che proprio in ragione della sua “vittoria” la sua presenza nel Comitato era incompatibile e per nulla gradita. Fu respinto per due volte. La seconda volta gli spiegai che adesso ero io che per nessuna ragione al mondo intendevo parlare con lui. Alla fine del rapido scambio di missive l’ultima mia parola fu di nuovo, questa volta in calabrese: “vaffanculu”, ma solo dopo che lui mi aveva gratificato dell’equivalente termine in dialetto piemontese, a conclusione di una pretesa secondo la quale io non sarei io libero di scegliermi le letture che meglio mi aggradano, ma avrei dovuto basarmi sui testi consigliati, o meglio imposti dallo stesso Mantelli. Caspita! Ho già superato quella brevità che mi ero proposto. E sì che ho da fare. Ma prima di mandargli il terzo pubblico «Vaffanculo!”, depenalizzato, è necessaria qualche rapida annotazione a proposito del caso Magdi Allam. Angelo Pezzana (sc. “Informazione Corretta”) dichiarano la loro alleanza per quella che con un pericolosissimo linguaggio da “guerra civile fredda” chiamano “vittoria”, ma poi sembrano dividersi sul caso Magdi Allam. Orbene, è giocoforza venga alla luce che il dettato degli artt. 21 e 33 cost. nel loro testo vigente protegge allo stesso modo Robert Faurisson, Claudio Moffa, Massimo Campanini, Paolo Branca e tutta quella miriade di docenti universitari che secondo Magdi Allam “pullulano” nelle università italiane, ree di non accettare le sante “correzioni” della cerchia israeliana che comprende il Magdi pomo della discordia. Brunello parla di “Betulle”, ma chissa quanto è grande il bosco! Evidentemente il “furbastro” ha realizzato che una cosa è mettersi contro docenti che si reputano isolati e senza coperture, altro attaccare un nutritissimo gruppo di “accademici”. Secondo la migliore tradizione dell’eroismo piemontese una cosa è esser forte con i deboli (o pretesi tali), altro è fare la voce grossa con chi ha le spalle più robuste delle tue. Ma qui mi fermo, perchè la mano è prolifica ma il soggetto non merita di più.
10. Il mantelliano o pezzaniano Frassinetti esce allo scoperto. A tenere in archivio ogni cosa si possono fare delle belle scoperte. Non si è ancora spenta l’eco della vittoria mantelliana in Teramo che escono gli ascari accademici che l’avrebbero rafforzata. Sulla testata di Informazione Corretta esce la terribile lancia, o meglio penna, di Guido Franzinetti, per scagliarsi contro i 200 che hanno firmato contro le liste di proscrizione magdalliane. Il manifesto di reset di questo tratta, non di altro. Nessuno vuole attentare alla vita di Magdi Allam in misura maggiore di quanto lo stesso Frassinetti non abbia attentato a quella di Faurisson firmando il Manifesto Mantelli, al quale sono seguiti assalti squadristici veri e propri. O forse Guido Frassinetti, alessandrino orientale, pensa che la vita vile di un Robert Faurisson o dello stesso Claudio Moffa o del vicequestore dalla costola fracassata dagli squadristi venuti da Roma, valga di meno di quella di Magdi Allam o di chiunque altro? Due vite due misure? “Scientifico” il libro di Magdi Allam, antiscientifico tutti gli altri. Prima di aprir bocca, se appena avesse un poco di pudore, il Guido Frassinetti, Accademico mantelliano di Alessandria piemontese, dovrebbe meglio spiegare la sua “doppia morale”. Solo dopo potrebbe sperare ad un’attenzione diversa da quella dei lettori di “Informazione Corretta”, dalla cui Lista sono ormai abbastanza certo sono state raccolte le 900 gloriose firme , che faremo bene a non dimenticare mai.
11. Non poteva mancare donna Fiammetta, cioè l’«amica carissima» (p. ...) di Magdi Allam. Ho poco tempo e mi limito a rapide notazioni. La citazione di Alalusi, che quasi nessuno ha avuto l’onore di conoscere, è assai poco significativa in quanto qui si parla di Magdi Allam, che quasi tutti abbiamo il dispiacere di conoscere. Di lui si parla. Non di altri. E dunque donna Fiammetta non men il can per l’aia. Non solo a questo mondo tutto è opinabile, ma ognuno ha il diritto di opinare. Non vi è dubbio che Magdi Allam (e la congrega che gli sta intorno) abbia contestato il diritto di opinare questa volta non ai soli teramani, ma ad un nutrito e significativo gruppo di docenti che non potevano subir tacendo. Avrebbero potuto mettersi in pensione se continuavano a lasciar fare e venir sostituito con del personale mandato direttamente da Israele o scelto dalle comunità ebraica italiane ovvero dalle 5o associazioni Italia-Israele esistenti in Italia. Su questo punto non si possono cambiar le carte in tavola. L’autonomia scientifica dell’università è stata gravemente violata. Questa volta il gruppo di “Informazione Corretta” e contigui hanno osato troppo. Quanto alla meticolosità scientifica del lavoro di fiammetta Nirenstein basta ricordare il suo falso Martin Luther King, con il quale ha addirittura iniziato uno dei suoi libri-spazzatura, identici nel loro contenuto ad altri libri-propaganda, come quelli di Magdi Allam, che ripetono tutti le stesse circolari emanate dal servizio israeliano di propaganda, attraverso il quale già una volta ci hanno ingannato con i falsi armamenti di Saddam, che comunque tanto valeva la pena di abbattere, come pure varrà con un’altra guerra sanguinosa di abbattere l’Iraniano non gradito agli Israeliani. Quanto alla vita di Magdi Allam – dio l’abbia in gloria e lo conservi per nostra delizia per i prossimi mille anni – vale forse la pena di osservare che da quando Israele ha benedetto quelle terre con la sua presenza i morti si contano come le mosche e forse hanno già superato la contabilità dell’Olocausto. Non sono muoiono senza nessuna protezione, ma in molti hanno persino scelto di morire giudicando preferibile la morte alla vita. Quanto poi alla pretesa cultura dell’odio del genere umano che sarebbe propria degli islamici, francamente io penso che sarebbe meglio cercare altrove senza troppo allontanarsi.
Sommario