Non vedo abitualmente le trasmissioni di Vespa, ma questa volta con la partecipazione straodinaria di Fiammetta, ritornata in Roma per rafforzare l'Hasbara, non potevo ignorare il dibattito che può ingannare solo gli sprovveduti ed è finalizzato ad alimentare la fabbrica del consenso e della manipolazione ora verso quella che giustamente Alessandro Orsini ha definito l'organizzazione giuridica della pulizia etnica del popolo palestinese.
Sono stanco e mi limito a due momenti in cui si scopre la partigianeria, per non dire disonestà intellettuale del Conduttore televisivo, uno dei più antichi e radicati nel sistema della comunicazione televisiva di stato.
a) Si faccia attenzione a quando il conduttore Vespa pone a Fiammetta una domanda sulle occupazione illegali dei coloni israeliano (la stessa Fiammetta era stata definita, se non erro, da Arafat una colona di Giro). Non solo questa non risponde alla precisa domanda, ma la elude completamente e parla di altro. Ad un esame universitario sarebbe stata immediatamente bocciata.
b) Stessa situazione con il rappresentante dell'UCOI, dal quale il conduttore Vespa pone tassativamente l'obbligo del riconoscimento dello stato di Israele, e lo incalza, e dopo una chiara imposizione ottiene un "certamente", che però per chi ha intelligenza va interpretato alla luce di quello che aveva detto prima:
– lo stato di Israele e quindi la sua esistenza è una realtà di fatto, e delle realtà di fatto si prende atto, si prende conoscenza. Non la si riconosce nel senso che la si legittima. Se malauguratamente mi trovo davanti ad un cancro, tocca prenderne atto e non si può certo scongiurare l'esistenza negandolo.
– Non è diversa la situazione per lo «Stato ebraico di Israele»: è un cancro nell'area medio-orientale. Ed un cancro prima o poi fatalmente conduce alla morte di chi ne è affetto, salvo una cura che finora non è stata trovata.
– I Palestinesi, a partire dal 1882, ben prima che Hitler e Mussolini nascessero, erano destinati ad essere vittime sacrificali di un vero «Olocausto», dove si immola in genere un agnello o un toro alla Divinità che si adora. Qui la vittima sacrificale è il popolo palestinese, raffigurato biblicamente con gli Amaleciti, una popolazione che doveva essere ebraicamente sterminata senza lasciare vivi neppure i bambini, e manco gli animali domestici.
– È più che politicamente sensato il motto palestinese "resistere è esistere, esistere è resistere". Un programma politico essere più semplice e pregnante. Ma resistere non solo e non tanto alla forza quanto all'inganno. La formula due popoli due stati è sempre stata un inganno, che ha prodotto la situazione che oggi vediamo e che mira sempre all'obiettivo del genocidio e della pulizia etnica, cose equivalenti, perchè significa la cessazione dell'esistenza di un popolo in quanto entità politica.
– Hamas? È incredibile come il discorso qui non vada mai oltre la demonizzazione. Nessun approfondimento. Non ripetiamo cose dette. Qui il punto è: si vuol riconoscere la legittimità di una resistenza armata in un regime di occupazione militare e di vera e propria invasione di territorio per sostituirsi alla popolazione originaria.
– Per Israele il discorso è altrettanto semplice: non ha mai avuto e mai avrà un fondamento di legittimità. Questa non dipende da un riconoscimento imposto dagli Usa, o meglio dalla Lobby ebraica che possiede e dispone di tutte le istituzioni politiche d'America e d'Europa, da una forza che per sua natura è alterna e mai eterna, come dimostra in successione la vita e la morte di tutti gli Imperi della storia. Dipende da principi di diritto naturale che sono riposti nel cuore di ogni uomo e la cui definizione occupa costantemente il cervello umano ragionante.
– La comunicazione a cui assistiamo è un prodotto della disfatta bellica del 1945 che ha posto in una condizione stabile di asservimento non solo l'Italia, ma tutta l'Europa. Per chiudere con una immagine sarebbe come se tutti i nostri politici, giornalisti di successo, le elits fossero i Kapò di uno smisurato campo militare di occupazione permanente. Il loro compito è di far accettare ai cittadini lo stato di servaggio, plasmandone le categorie etiche morali e culturali in una modalità compatibile. Per gli irriducibili vale la prigione, l'emarginazione, perfino l'uccisione.
• Non è così? Io la vedo cosi.
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