Il punto problematico a me pare la pacifica e per un tipo come Boffo comprensibilmente scontata identificazione fra papa, papato o istituzione ecclesiastica e il sentimento religioso. Viene da chiedersi: E se oggi al posto di papa Ratzinger ci fosse papa Borgia o altri illustri successori di Pietro? Quale sarebbe stato il sentimento religioso vilipeso e soprattutto da chi vilipeso? Sentimento religioso e istituzione ecclesiastica possono essere e sono due concetti affatto separati e distinti. Alla loo confusione e indistinzione contribuisce proprio la televisione di Stato, ossia di regime. Qualche giorno fa un vescovo ci ha perfino detto che è peccato non pagare le tasse, ma di queste tasse beneficia in misura non piccola propria la chiesa cattolica, che vuol essere gelosamente esentata da tutte le tasse possibili… Ed io farei volentieri a meno di pagare quell'8 per mille che mi rode il fegato. Ragion per cui suscita scandalo la irrisione satirica del papa attuale, assai più dogmaticamente aggressivo dei suoi predecessori, non già per il contenuto in sé della satira in oggetto ma per la dissociazione dei due momenti: gerarchia ecclesiastica e sentimento religioso, che è in ognuno di noi e che è insondabile quanto più profondo, tanto profondo che nessun tentativo di satira sarà mai possibile. La satira può infatti colpire e fustigare ciò che si vede, non ciò che è invisibile e nascosto. Insomma, il solito filisteismo di Stato. Non credo che quella trasmissione, divertente, avrà vita lunga. L'Italia è la terra di Giordano Bruno, di Galileo Galilei e di tanti filistei che accendono i tizzoni del rogo sempre pronto. Mi paiono poi diversi i casi delle vignette danesi e quello attuale della satira in casa nostra: diversi i contesti, il senso e le conseguenze. Ma appunto non voglio scrivere di più su questo minore argomento. Et de hoc satis!
Post Scriptum – Non poteva mancare una nutrita RASSEGNA STAMPA, appena toccato il papa, il cui processo televisivo di sacralizzazione non può che essere irrimediabilmente fatto naufragare dal “riso”, un’arma potentissima. A chi ha letto il libro di Umberto Eco o visto il film che ne è stato ricavato è bene ricordare la trama del racconto. Di Aristotele era stato rinvenuto un libro mancante della Poetica, dove lo Stagirita trattava l’argomento del “riso”. Ciò significa che si poteva anche ridere delle cose serie e importanti e perfino della Somme Autorità. Ciò era tanto destabilizzante quanto intollerabile. Erano perciò giustificati gli omicidi “di Stato” per evitare che il libro potesse venire scoperto e letto e divulgato il suo contenuto. Meglio bruciare la Biblioteca con tutto il suo contenuto. O almeno così ricordo la trama. Ma ho anche il ricordo di un altro libro comico-satirico adesso meno noto che aveva avuto successo negli anni Settanta. Si ipotizzava l’avvento di un papa straniero (e Giovanni Paolo II mi pare sia venuto fuori dopo), il cui accento quando parlava in italiano sembrava fatto apposta per suscitare il riso ed in questo modo avrebbe potentemente contribuito alla scristianizzazione dell’Italia. Se era una profezia, questa mi pare calzi più per il papa tedesco che non per il papa polacco, che pur con il suo accento straniero una qualche simpatia è riuscito a guadagnarsela fuori delle mura Vaticane. Ma di questo papa non saprei dire se può definirsi “simpatico” agli estranei del Sacro Ovile. Il ricordo di Giovanni XXIII non teme confronti: spacca le mura e guadagna la commozione e simpatia del mondo intero.
1. Siamo con il papa o con l’Islam?. Nell’articolo qui linkato si parla ad un certo punto della libertà di criticare la satira. E ci mancherebbe! Una satira è tale se riesce a mettere in discussione ogni possibile tabù. Sarebbe buffo che a sua volta l’autore della satira fosse immune da quella stessa critica che egli esercita verso altri. In realtà, ciò che si va preparando contro il povero Crozza è una cortina di censura. Il Vaticano non gradisce la satira. Ci sono in mezzo valori che non si toccano, per i quali si muove pure Cossiga. Sembra però che ci sia un’offensiva del Comici contro il Vaticano ad oltre cento anni dalla Breccia di Porta Pia, che parrebbe abbia funzionato alla rovescia: uno sfondamento dall’interno della città verso un’Italia, la cui laicità deve essere oggi difesa proprio dai Comici, essendo i nostri politici da destra a sinistra uno più baciapila e bacchettone dell’altro. Ricordo gli anni in cui Santoro prendeva di mira Berlusconi, allora capo del governo. Di Berlusconi si può ridere e si ride. E non solo. Berlusconi si prese pure una botta in testa da un Tizio che gli lancià contro il cavalletto della macchina fotografica, colpendolo in testa. Se al suo posto ci fosse stato il papa, chissà come sarebbero andate le cose. Ma del papa scommetto che neppure Berlusconi vuol ridere, se è vero che tiene ai voti cattolici. Ricordo un Diliberto che tacciava di “sguattero degli americani” il presidente del consiglio italiano, non accorgendosi neppure che lui “comunista” si serviva come termine di insulto di una figura sociale: il povero lavapiatti che magari votava per il comunista Diliberto, fomentatore dell’invidia sociale e della lotta di classe. Insomma, toccare il papa non si può. Tutti gli altri si, ma il papa è figura sacra e al disopra di ogni cosa.

2. In Vaticano non tollerano. Padre Georg Genswein esprime la sperano che i tentativi di “ridicolizzare figure cattoliche” possano “smettere subito”. Padre Georg è il segretario personale del pontefice ed è normale pensare che le sue “speranze” siano in realtà un “ordine” per chi deve provvedere. Già Cossiga si è mosso. Numerosa è poi l’armata sanfedista dei Mantovano, Buttiglione, ….., etc., che non mancheranno di rispondere all’appello. Viene da chiedersi se venendo fatte oggetto di “ridicolo” figure “non cattoliche” o meglio “non ecclesiastiche”, almeno su queste possa lecitamente ridere o se anche queste non abbiano diritto a nutrire eguali “speranze” e legittime pretese. Notoriamente, Berlusconi è la figura per antonomasia esposta al ridicolo.

Nessun commento:
Posta un commento