Per strada in una bancarella di libri gestita da arabi ho visto fra i libri messi in vendita a 3 euro il libro di Fiamma Nirenstein, L’Abbandono. Come l’Occidente ha tradito gli ebrei, edito da Rizzoli in prima e seconda edizione nel 2002, al prezzo di euro 20,50.

L’abbandono. Come l’Occidente ha tradito gli ebrei
(Rizzoli, 2002, pp. 591)
Avvio con Martin Luther King



Bufale e giochi di prestigio
Nella terra che la Bibbia chiama Canaan, metà della popolazione gode di una splendida e ricca democrazia, il 10% se la cava così e così, e il 40% vive nella totale assenza di diritti e nella quasi totale assenza di altre cose importanti, come l'acqua. Ci vuole un gigantesco gioco di prestigio, per trasformare una realtà di questo tipo in qualcosa di positivo, capace di suscitare il consenso di milioni di persone nel mondo. Questo gioco di prestigio si chiama hasbarà, o pubblicità sionista. Ogni anno, l'organizzazione Hasbara Fellowships, assieme al governo israeliano educa oltre mille pubblicitari militanti nei suoi seminari, solo per lavorare nelle università americane. Tipicamente, la hasbarà, come ogni pubblicità, crea un'immagine o una frase facilmente comprensibile e indirizzata a uno specifico target. Esistono versioni per gli europei e per gli americani, per i razzisti occidentalisti e per i neri, per i cristiani religiosi e per i gay.Prendiamo un esempio classico, la frase attribuita a Martin Luther King:
"...Tu dichiari, amico mio, di non odiare gli ebrei, di essere semplicemente 'antisionista'. E io dico, lascia che la verita' risuoni alta dalle montagne, lascia che echeggi attraverso le valli della verde terra di Dio: quando qualcuno attacca il sionismo, intende gli ebrei, questa e' la verita' di Dio... Tutti gli uomini di buona volonta' esulternno nel compimento della promessa di Dio, che il suo Popolo sarebbe ritornato nella gioia per ricostruire la terra di cui era stato depredato. Questo e' il sionismo, niente di piu', niente di meno... E che cos'e' l'antisionismo? E' negare al popolo ebraico un diritto fondamentale che rivendichiamo giustamente per la gente dell'Africa e accordiamo senza riserve alle altre nazioni del globo. E' una discriminazione nei confronti degli ebrei per il fatto che sono ebrei, amico mio. In poche parole, e' antisemitismo... Lascia che le mie parole echeggino nel profondo della tua anima: quando qualcuno attacca il sionismo, intende gli ebrei, puoi starne certo."Questa frase viene sempre seguita dalla citazione, molto precisa, della fonte:Martin Luther King, 'Letter to an Anti-Zionist Friend', Saturday Review, XLVII (agosto 1967), ristampata in MARTIN LUTHER KING, This I Believe: Selection from the Writings of Dr. Martin Luther King jr., New York 1971, pp.234-235.La frase compare ovunque. In italiano, si trova ad esempio citata in bella evidenza, come presentazione del libro, L'abbandono. Come l'Occidente ha tradito gli ebrei, di Fiamma Nirenstein. Il 31 luglio del 2001, Michael Salberg dell'Anti-Defamation League (ADL) la citò di fronte a una commissione della camera dei deputati degli Stati Uniti; è comparsa innumerevoli volte in editoriali nella stampa di destra americana.Un’organizzazione sionista dall'orwelliano nome di “Studiosi per la pace in Medio Oriente” (SPME) cita la frase sul proprio sito, accanto alla dichiarazione del proprio obiettivo, quello di occuparsi della “integrità morale accademica riguardo alla fabbricazione e alla falsificazione dei dati nelle discussioni sul Medio Oriente”.
Ora, il bello è che la frase attribuita a Martin Luther King è proprio un esempio di "fabbricazione e di falsificazione dei dati". In altre parole, è una clamorosa bufala.
A scoprirlo fu lo studioso antirazzista Tim Wise che era semplicemente andato a controllare la fonte citata, e aveva scoperto che il testo non era mai uscito sul Saturday Review. L'altra presunta fonte del testo, il libro "This I Believe", invece non esisteva in alcun catalogo librario.
Per limitare i danni, l'organizzazione sionista CAMERA - senza citare Wise, e agendo come se la scoperta fosse stata loro - pubblicò un comunicato in cui sostenevano che si trattava “probabilmente” di una beffa. Ma, assicuravano i propri sostenitori e finanziatori, rispecchierebbe ugualmente il vero pensiero di Martin Luther King, perché lui avrebbe pronunciato parole simili in un “discorso a Harvard nel 1968”.
A sostegno dell'esistenza di questo “discorso a Harvard”, abbiamo soltanto la parola del sionista militante, Seymour Martin Lipset, e di un deputato, che dicono di aver sentito Martin Luther King pronunciare, non un discorso, ma una battuta del genere durante una cena.
Può essere che sia vero; ma curiosamente, altre fonti indicano che Martin Luther King visitò Cambridge, il comune in cui si trova l'università di Harvard, per l’ultima volta nel 1967.
Insomma, come dicono i nostri amici, un po' di informazione corretta.
Links:
1. Dr. Martin Luther Kings… "Letters to an Anti Semite".
2.
Comunque, mi conforta verificare che pur non sapendo del clamoroso falso, io non avevo abboccato. Certo, mi sconcerta che si sia capaci di tanto. E poi si lamentano dei Falsi protocolli di Sion, che ho visto qualche giorno fa in giro e che ricordo di aver sfogliato tantissimi anni fa. In un certo senso i “Protocolli” sono un’opera fantastica, forse verosimili, ma non un falso vero e proprio come è stata invece la triviale attribuzione ad un autore noto come Martin Luther King di un testo da lui mai scritto. E chi lo ha scritto? Da solo non si è scritto. Chi è stato quell’autentico criminale che ha osato tanto? La faccenda merita ulteriore approfondimento che mi riservo di fare in altra sede. Non è il primo caso di falso di cui abbia notizia. Ma allora, mi chiedo, perché tanto clamore per un Faurisson “negazionista”, quando viene a parlare a Teramo, mentre poi prospera non solo un’industria dell’Olocausto, ma anche un’industria del falso? Come si può tacciare altri di “negazionisti”, quando la parte che lancia simili stupide ed insensate accuse con le quali manda in galera la gente, produce poi falsi clamorosi smascherati come tali? È questo l’ebraismo che Fiamma Nirenstein, Emanuele Ottolenghi, Carlo Panella, Magdi Allam, Angelo Pezzana ed altri vogliono difendere? Se fossi un ebreo, farei volentieri a meno di questi difensori e propagandisti.
Il diritto di ogni ebreo alla propria identità «di ebreo in quanto tale» non può essere affermato a spese di un terzo, e cioè a spese degli arabi per quanto riguarda il territorio ed a spese degli europei per quanto riguarda la “religio holocaustica”. L’identità politica degli europei è stata gravemente compromessa dall’ideologia costruita intorno all’Olocausto. Si dice abbastanza spesso, perfino in pubblici manifesti con raccolta di firme, secondo cui l’Europa intera sarebbe in debito verso Israele. In senso finanziario, in effetti, un fiume di danaro è andato a finire alle varie organizzazione ebraiche e solo una piccola parte è toccata alle vittime in quanto tali delle gravi sofferenze inflitte loro durante le tragedie che hanno afflitto l’intera Europa con tutti i suoi popoli durante l’ultima guerra mondiale.
La tesi in fondo è semplice. In Medio Oriente gli ebrei, israeliani, coloni, immigrati o come li si voglia o pretendano di essere chiamati ci sono e devono continuare a starci, anche se le popolazioni autoctone nol li vogliono. Dice ad un certo punto donna Fiammetta che l’Europa si deve decidere «a sussumere il giudaismo nel suo ventre» e deve in pratica fare sua la causa degli ebrei che tornano alla loro Terra Promessa, scacciandovi via gli odierni Cananei, cioè i palestinesi. Ben venga una terza guerra mondiale contro tutto il mondo arabo, che sconfitto sarà processato in una nuova Norimberga, e verrà a sua volta costretto al culto della “religio holocaustica”. Follia allo stato puro! La Introduzione contiene qualche accenno al “negazionismo”, dove però anche un bambino potrebbe capire, se appena glielo si spiegasse, che nessuno nega che in Auschwitz, o in Dachau, vi siano stati dei morti, anche molti, moltissimi morti, ebrei, zingari, tedeschi, mentecatti, ecc. Ciò che è legittimo negare e respingere è l’interpretazione, la costruzione ideologica e strumentale che di quei morti si vuol fare. Gli arabi lo hanno capito bene e lo dicono. Per fortuna, non sono stati “democratizzati” e “rieducati” come noi siamo stati e non hanno bisogno di praticare l’arte della menzogna, fatta anche di falsi obbrobriosi come l’attribuzione a Martin Luther King di ciò che mai egli ha detto e probabilmente mai direbbe.
I nostri tempi moderni pretendono di essere governati dal diritto e dalla giustizia. Dopo la seconda guerra mondiale si è edificata una sovrastruttura ideologica che è in realtà un mezzo per tenere sotto i piedi gli sconfitti, o meglio per depolitizzarne qualsiasi velleità politica. Sarebbe come se ad un criminale dedito a reati sessuali gli venissero amputati gli organi genitali per prevenire ogni ipotesi di ulteriori reati. Senonché quegli stessi “crimini” che vengono imputati ai nazisti (1933-1945), vengono commessi dai loro giustizieri. Nel caso di Israele, appoggiati dagli USA, è di assoluta evidenza il processo di colonizzazione forzata e di occupazione militare, ma ciononostante l’ideologia recita “diritto di esistere”. Benissimo! ma chi deve riconoscere un simile diritto? Le popolazioni scacciate dai loro territori o non è che piuttoto Israele vuole una prosecuzione della seconda guerra mondiale con quegli stessi assetti ed istituti ai quali l’Europa volente o nolente è stata assoggetta? Gli Arabi non ci stanno. Posso ben capirli e penso che dimostrino un eroismo ed una dignità di cui noi europei non siamo stati capaci, ma ciò nonostante rivendichiamo una superiorità morale e civile che io proprio non vedo.
Davanti alla malafede sempre in agguato è prudente e doverosa una precisazione, fatta da me altre volte. Quando si parla di “diritto ad esistere” si deve distinguere a seconda che a reclamare un simile diritto sia una persona fisica, un concreto individuo della specie umana in carne ed ossa, oppure una persona giuridica, cioè una società commerciale, una fondazione, un partito, etc, ed infine un’entità politica denominata Stato. Se Bossi rivendica per la Padania un diritto ad esistere in quanto Stato distinto da quello italiana, credo che non sarebbero d’accordo a riconoscere un simile diritto molti cittadini della stessa Lombardia. Pertanto quando donna Fiammetta e compagni suoi insistono sul “diritto ad esistere” deliberatamente giocano con due mazzi di carte. Confondono deliberatamente i due piani. Ogni cittadino, cioè ognuno di noi, ha chiaramente diritto ad esistere ed è il primo diritto che può diversi veramente naturale. Gli Stati garantiscono poi sul piano giuridico questo diritto. Non solo. Il vero ed unico fondamento della legittimità di ogni Stato è nella sua capacità di garantire questo diritto, come ci insegna ancora oggi Thomas Hobbes. Dice anche che fra gli Stati vige il diritto di natura, con quel che significa e quel che segue. Personalmente, posso non riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele allo stesso modo in cui non riconoscerei il diritto all’esistenza di uno Stato Padano. Ma ciò non significa che ogni singola persona fisica, padana o ebrea, non debba essere salvaguardata e tutelata nella sua incolumità fisica. Vale un’ulteriore distinzione e precisazione. La Padania si trova nell’unità politica denominata Italia. Israele si trova in Medio Oriente. Il problema del diritto ad esistere politicamente e della legittimità statuale comporta certamente una soggettività capace di imporsi da sé, ma se nel mondo odierno civilizzato dal diritto è anche importante ottenere il riconoscimento degli altri Stati, allora gli ebrei immigrati nel secolo scorso in Palestina e costituitisi in Stato subito dopo la guerra mondiale e forse proprio grazie alla guerra mondiale devono chiedersi da chi vogliono il riconoscimento della loro legittimità. Ho già detto che solo gli Stati arabi possono loro veramente dare questo riconoscimento e questa legittimità. Se non lo vogliono fare, io italiano non li posso costringere con le armi, con la guerra o con altri mezzi. Se fra due stati inconciliabili ed autoescludentesi, io mi trovo costretto a scegliere, in tal caso vedo le ragioni del diritto non in Israele, ma negli Stati arabi e nel mondo arabo. È evidente che tutto il modno arabo è minacciato dalle pretese occidentali di civilizzazione. Pur essendo solidamente legato al mio paese ed alla mia cultura, son ben lungi dall’esserne infautato. Anzi sono pure consapevole del marcio che la corrode come un cancro dal suo interno. Non intendo infettare altri popoli, ai quali auguro una sorte ed un destino migliore del nostro.
Non è un libro
Tolte le prime 34 pagine, imperniate su un falso, il resto del volume, oltre 550 pagine, è costituito dall’insieme degli articoli, spesso di circostanza, che Fiamma Nirenstein, che con il mestiere di giornalista campa, ha scritto su vari organi. Di peso li ha trasportati nel volume con forma di libro, che propriamente è un’opera organica su una tesi che si dipana in un vasto ordito di ragionamenti e di analisi di documenti e materiali. Quanto per intenderci non è la stesso cosa del libro di Tom Segev, Il settimo milione, che ha un numero inferiore di paagine e che vado leggendo con profitto, senza che rimpianga il tempo speso nella lettura di una singola pagina, sulla quale potrò sempre ritornare per imparare e sviluppare nuove ricerche. Perfino nella sua “Introduzione” donna Fiammetta tira fuori sua nonna Rosina, la sua musa ispiratrice, alla quale dedicherà tante altre pagine nell’ultima sua impresa letteraria: Israele siamo noi, dove quindi riprende la tesi del giudaismo ventre dell’Europa, di un’Europa che si vuole per forza in guerra contro il Medio Oriente per imporre la colonizzazione forzata del “popolo eletto” e padrone di quella terra per statuto divino. Il resto del volume non merita un’attenta lettura, ma per scrupolo ne farò una non impegnativa lettura, annotando occasionalmente qualcosa. In fondo, la letteratura bellica di propaganda filoisraeliana è ben misera cosa. Devo quindi aspettarmi nelle restanti 550 pagine le banalità e faziosità di cui donna Fiammetta ha dato prova fino ad oggi nella pratica del suo culto israelitico.
Il vero Ghandi contro lo pseudo Luther King
In attesa di poter controllare direttamente sul libro, che forse possiedo in qualche anfratto della mia disordinata Biblioteca, non ho motivo di dubitare dell’autenticità di brano messo in rete da cloroalclero, da cui riporto un brano del 1937:
Non è senza esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto spinosi. L’analogia tra il trattamento riservato agli ebrei dai cristiani e quello riservato agli intoccabili dagli indù è molto stretta. Ma la simpatia che nutro per gli ebrei non mi chiude gli occhi alla giustizia. Perché, come gli altri popoli della terra, gli ebrei non dovrebbero fare la loro patria del paese dove sono nati e dove si guadagnano da vivere? La Palestina appartiene agli arabi come l’Inghilterra appartiene agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi.L’anno è qui di estrema importanza, perché nel 1937, venti anni dopo la Dichiarazione Balfour, il “diritto ad esistere” rivendicato da Israele, dai sionisti, dalla Diaspora, è ancora embrionale. Israele come Stato nel 1937 non esisteva affatto, ma un’autorità morale come quella di Ghandi comprendeva perfettamente i disegni politici in atto e diceva che Israele non aveva nessun diritto ad esistere in quanto Stato. Non esisteva neppure l’ideologia olocaustica. Questa verrà dopo e diventerà di fatto il principale titolo per quel diritto all’esistenza che Ghandi disconosceva nel 1937. Quindi, tutti i diritti sionistici si basano sulla punizione della Germania e dell’Europa, ma il risarcimento che si chiede è a spese di un terzo che non aveva nessuna delle colpe attribuite ai nazisti. In effetti, come si può lettere nel libro di Seghev (p. …), era già stato cinicamente e lucidamente calcolato che dai rimescolamenti geopolitici della fine della seconda guerra mondiale dovesse saltare fuori uno Stato d’Israele come un coniglio dal cilindro. Israele per la sua esistenza ha tratto vantaggio dalla prima e dalla seconda guerra mondiale. Ne è un frutto e sta facendo di tutto per spingere ad una terza guerra mondiale che ne assicuri definitivamente il diritto ad esistere e l’egemonia in tutto il Medio Oriente. Un disegno tanto evidente quanto pericolosissimo, dove i Paesi d’europa, vinti sconfitti e distrutti materialmente e psicologicamente nel 1945, sono ridotti al ruolo di ascari in una guerra che non ci riguarda e che consolida le nostre catene e la nostra scomparsa politica. Ecco dunque l’importanza fondativa del mito dell’Olocausto e di tutti i giorni della Memoria imposti ai governi europei ed il furore contro il cosiddetto negazionismo, che deve essere punito con tutti i rigori della legge, come ai tempi della peggiore Inquisizione, anche quella contro gli Ebrei. Anzi, considerata la pretesa di una maggiore civiltà giuridica ai nostri tempi rispetto ai secoli passati, direi con maggiore forsennata ferocia. Se si comprendono gli interessi ideologici, politici, economici, che sono in gioco, la cosa non dovrebbe sorprendere.E’ ingiusto e disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei. Sarebbe chiaramente un crimine contro l’umanità costringere gli orgogliosi arabi a restituire in parte o interamente la Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale. La cosa corretta è di pretendere un trattamento giusto per gli ebrei, dovunque siano nati o si trovino. Tuttavia la persecuzione degli ebrei che oggi viene attuata in Germania non ha precedenti nella storia. Se vi potesse mai essere una guerra giustificabile in nome dell’umanità, una guerra contro la Germania per impedire l’assurda persecuzione di un’intera razza sarebbe pienamente giustificata. Ma io non credo in nessuna guerra. Sono convinto che gli ebrei stanno agendo ingiustamente. La Palestina biblica non è un’identità geografica. Essa deve trovarsi nei loro cuori. Ma messo anche che essi considerino la terra di Palestina come la loro patria, è ingiusto entrare in essa facendosi scudo dei fucili inglesi. Gli ebrei possono stabilirsi in Palestina soltanto col consenso degli arabi. Attualmente gli ebrei sono complici degli inglesi nella spoliazione di un popolo che non ha fatto nulla contro di loro. Non intendo difendere gli eccessi commessi dagli arabi. Vorrei che essi avessero scelto il metodo della non-violenza per resistere contro quella che giustamente considerano una ingiustificabile aggressione del loro paese. Ma in base ai canoni universalmente accettati del giusto e dell’ingiusto, non può essere detto niente contro la resistenza degli arabi contro le preponderanti forze avversarie. E’ necessario che gli ebrei, che sostengono di essere la razza eletta, dimostrino questo loro titolo scegliendo il metodo della non-violenza.
(segue)
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