Ieri mentre ascoltavo le esultazioni alla Knesset ebraica mi sono limitato registrare le mie prime impressioni. Non solo quelle della Knessset, ma anche le reazioni con cui stampa e televisione accoglievano e riportavano il fatto. Che si smetta di uccidere e che i camion dei viveri destinati a una pololazione ridottaalla morte per fame, e bloccati dal moralissimo eticissimo esercito (?) israeliano, ossia ebraico, non è cosa che non possa e non debba suscitare giubili anche da parte palestinese e di quanti nelle piazze d'Italia e d'Europa sono scesi a manifestare, non solo e non già a facore e sostegno dei palestinesi, quanto contro il proprio governo, complice nel genocidio e palesemente asservito e corrotto. Così è e non ci piove. Le Capezze di turno possono grugnire quanto vogliono, ma non hanno il potere di cambiare la realtà dei fatti e delle cose.
Oggi, di primo mattino, le cose mi appaiono più chiare. Hanno festeggiato il genocidio che hanno compiuto e lo chiamano pace! Si è detto autorevolmente dalla dalla dott.ssa Albanese, contro la quale è partita una campagna mediatica, che il genocidio è un "processo", non un singolo atto. Non significa che per aversi un genocidio si debbano uccidere tutti i palestinesi fino all'ultimo bambino, come non è successo fino all'ultimo ebreo, quale che siano i fatti storicamente accertati.
Per i palestinesi il "processo" inizia non l'8 ottobre 2023, ma molto più indietro nel tempo: il 1948 con la "Pulizia etnica della Palestina", oppure anche nel 1917 con la Donazione Balfour e la politica del Mandato britannico, ma io mettere il 1882 quando sbarcavano in Palestina i Biluim, i primi ebrei sionisti, la cui mala natura fu subito individuato da quegli ebrei autoctoni che poi diventeranno i "veri rabbini" di Neturei Karta.
Qualcosa va detto per i governi arabi che si vogliono presentare come parte festeggiante il genocidio appena fermato, e rinviato alla successiva pulizia etnica, come illustrata tempestivamente da Alessandro Orsini, invitato (a pagamento, per le sue competenze) in un talk show, dove a domanda ha detto e spiegato come stanno le cose, provocando le vivaci ed isteriche reazioni degli ospiti fissi.
Probabilmente non potevano fare altro per fermare il genocidio in corso. È anche probabile che Israele si sia voluto per preparasi meglio al prossimo attacco all'Iran, il solo governo che abbia finora resistito e significativamente assente alla Festa del Genocidio Compiuto. Ma è presto per dire. È un mondo tutto intessuto di astuzie ed inganni, dove non ci si può fidare di nessuno e dove il diritto internazionale "vale fino ad un certo punto" (Tajani).
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