È una conseguenza nella logica delle cose, che viene da sé, senza che nessuno la spinga.
Per oltre 80 anni, ma non ancora quando io ero studente nelle scuole, e neppure all'università (fino al 1975), ci è stata inflitto il Giorno della Memoria, voluto dall'ebreo Furio Colombo, che è riuscito a farne una legge, la n. 211 del 20 luglio 2000. Ce lo spiega qui perché si diede tanto da fare. Era per il nostro bene. Di Furio Colombo con cui ebbi un inizio di scontro mediatico che non si poté nè avviare nè continuare ricordo sempre una sua intervista radiofonica dove amarcordava di quando bambino nel 1938 (n. nel 1931, dunque di 8 anni, alle elementari) si sentì chiamare per nome dall'altoparlante della scuola per essere espulso dalla scuola in quanto ebreo, in applicazione delle leggi razziali del 1938, sulla cui genesi e applicazione esiste poco o per nulla citato il volume in 700 pagine di Alberto B, Mariantoni, di cui ora non parlo ma a cui rinvio. Ogni volta che mi viene in mente questo ricordo di FurioColombo, con il suo altoparlante, mi si associa nella mente un altro altoparlante, di cui si parla nel libro fumetto di Joe Sacco, su cui scrissi in altro mio blog, Civium Libertas, esattamente qui. Anche lì c'è un altoparlante. Sono le camionette dell'esercito israeliano che già allora in Gaza, a Kan Junis, chiamavano con altorparlante gli adulti palestinesi a riunirsi nel cortile di una scuola. Gli incauti, in buona fede, ci andarono. Vennero messi al muro e furono fucilati! Sempre in una scuola, per chiamata dall'altoparlante. L'episodio, fatto storico, del 1956, è pure narrato, o meglio evocato nel romanzo autobiografico di Yahya Sinwar, "Le spine e il garofano", che nel 1956 non era ancora nato. A parti rovesciate, a paragonando al mitico 7 Ottobre (una false flag) si può immaginare cosa su questo episodio la parte ebraica avrebbe potuto costruirci sopra. Invece questi episodi, che sono molteplici e comuni nella storia del processo genocidario del popolo palestinese vengono silenziati e messi nel Dimenticatoio.
Il Giorno della Memoria, istituito nel 2000 da Furio Colombo, è stata preceduto da un'altra legge lobbistica per opera dei trio Modigliani-Taradah-Mancino, nel 1993, dove a detta in un video di Modigliani il ministro Mancino mise solo la forme: tutto il merito/demerito è dei primi due, guarda caso, sempre ebrei. E se passa sarà pure seguita da un'altra legge, a firma Gasparri, con la quale si potrà facilmente finore in carcere se ci azzarda a parlar male di Israele o non si è graditi ad un qualsiasi ebreo, a cui basterà puntare il dito su ogni goy che non si genufletta. Ed in Italia sono appena 30.000. In pratica, verrà istituita una sorta di società per caste, come in India, dove da noi la casta più alta sarà costituita da Ebrei.
Quale dunque la Nemesi e l'Ironia della Storia?
La Giornata della Memoria? L'Olocausto?
Ed allora il genocidio palestinese, ancora in corso a Gaza, ma iniziato nel 1948 con la Nakba, già allora opere degli Ebrei, appena usciti dai Lager tedeschi, perchè non ricordarlo pure e mettere a confronto, in comparazione, i due Genocidi?
Mi sembra una conseguenza ovvio, elementare, nella logica delle cose, ma nella Fetida Rassegna di oggi, questa eventualità suscita grande scandalo e resistenza. Ma vediamo in dettaglio, se vi è qualcosa da annotare, dopo aver fatto questo nostra ricostruzione storica.
Il commento idiota che precede la notizia, è ad opera di un Tizio, inquadrato pure lui come insegnante, ma sfegatato sionista, irride alla posizione dignitosamente e coraggiosamente assunta dal Liceo di Taranto, ma non ha di che poter smentire sui dati di fatto.
Passando dunque alla lettura del documento, per come pubblicato dalla Fetida Rassegna, e con riserva di passare all'originale, e con invio a quel Collegio Docente di una adesione da parte di altro docente, in sottoscritto, sia pure in pensione, ma docente ricercatore universitario di Filosofia del Diritto, non ho difficoltà a sottoscrivere la Delibera del Liceo Ferraris di Taranto, con alcune osservazioni di carattere dottrinale:
1°) Non catastrofe umanitaria, massacro, sterminio, ecc., ma chiaramente. "genocidio". Perché?
2°) Se si prende conoscenza della letteratura "proibita" (in Germania, si va in galera se appena appena si legge uno di questi libri, o li presta), e relativa critica, si vede che il dibattito storiografica si concentra su tre punti nodali: 1) il numero dei morti dell'Olocausto è canonicamente fissato a 6.000.000. Criticarne il numero, o dare diversi numeri, è cosa penalmente sanzionata. 2) Devono essere necessariamente esistite le camere a gas: l'averne messo in discussione il fondamento documentale ha prodotto in Francia la legge Fabius Gayssot: le camere a gas esistono perchè lo dice la legge e non se ne può discutere, anche per poterne documentare l'esistenza. Ed infine il TERZO PUNTO che mi sembra quello decisivo: 3) La «intenzionalità» del genocidio, che ancora oggi nella normativa che disciplina questo crimine è l'elemento decisivo richiesto per la definizione dell'esistenza del GENOCIDIO, in senso proprio, e senza fare ricorso a sinonimi o termini riduttivi.
Orbene, ogni docente di storia e filosofia, nei licei d'Italia, ha gli strumenti per poter comparare la “intenzionalità” del genocidio nazista sempre ricondotta alla Conferenza di Wannsee, dove si parlava di "Soluzione Finale" che poteva essere "territoriale", secondo quanto si sostiene nella controversia storiografica, con le "intenzionalità" chiaramente, esplicitamente, diffusamente, ripetamente espresse nel governo e nella società israeliana (che in larga maggioranza approva e consente al "genocidio" palestinese: fatto saputo, risaputo e verificabile).
La differenza è vistosa, e se la intenzionalità è l'elemento decisivo per stabilire l'esistenza di un genocidio, nel senso proprio del termine, ne possiamo logicamente, matematicamente, con in mano Euclide, che il Genocidio attuale in Gaza supera documentalmente di gran lunga in Genocidio nazista, di cui nessuno ebbe visione e conoscenza diretta e che si basa prevaentemente su fonti testimoniali, che hanno il valore che la giurispudenza vi attribuisce e su cui non mi sofferma,
Spero che questo mio contributo, redatto da un docente di filosofia del diritto, dell'Università di Roma La Sapienza, a far data dal 1° dicembre 2016, giunga all'attenzione del Docenti del Liceo tarantino, con mia piena approvazione della Delibera e con le modeste osservazioni qui espresse.
Prof. Antonio Caracciolo, Docente ricercatore di Filosofia del Diritto, in pensione dall'Università di Roma La Sapienza, a far data dal 1° dicembre 2016, sempre attivo nel seguire in particolare la tragedia palestinese e le problematica relative alla Libertò di pensiero, di espressione, di ricerca, di insegnamento (artt. 21 e 33 della costituzione italiana)
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