martedì, dicembre 30, 2025

Politica (razzismo) o teologia (deviata)?

Applico una diversa forma di condivisione da quella interna a facebook, sempre a rischio censura. Al tempo stesso riscontriamo che questo nuova forma di condivisione ci consente una migliore grafica e possibilità espressiva, lasciando intatta e sempre raggiungibile la Fonte. Gilad Atzmon è il nostro principale autore in materia di sionismo, e diremmo anche sul difficile rapporto fra ebraismo e sionismo, che nel nostro contesto è sempre e soltanto razzismo. Il tema difficile da indagare è se questo razzismo è già implicito nella stessa teologia del giudaismo e nell'antropologia dell'ebraismo: i due termini, giudaismo ed ebraismo, nel nostro contesto, non sono intercambiabili. Il primo termine rinvia ad un complesso dottrinale teologico, il secondo ad una antropologia di appartenenza tribale o nazionale. Il terzo fattore è il sionismo, storico o attuale, e come esso si coniuga con l'uno o con l'altro. 

Il crimine di Gaza contro l'umanità è un crimine di Stato, un crimine nazionale (Finkelstein) o è un disastro teologico?
Un recente sondaggio israeliano (Haaretz 22.5.2925) suggerisce che l'82% degli israeliani sostiene l'espulsione dei palestinesi. Il sondaggio rivela che ogni 2 israeliani su 3 (circa il 66%) credono che una versione moderna di Amalek, un nemico biblico del popolo ebraico, esista oggi, e di questi, il 93% crede che il comando biblico di annientare Amalek sia ancora valido.
Mentre molti studiosi ebrei interpretano Amalek come un simbolo del male anti ebraico - leader religiosi ebraici di estrema destra come Rabbi Yitzchak Ginsburgh sostengono che Amalek esiste oggi sotto forma di palestinesi. Questa convinzione alimenta la giustificazione religiosa della violenza, definendo "cancellando Amalek" come un sacro dovere religioso.
In quanto tale il termine “Amalek” è diventato un’arma teologica, un appello alla vendetta e allo sterminio non solo come scopi simbolici, politici o militari, ma come comandi divini.
Alla luce di quanto sopra sorge la domanda necessaria: il genocidio è un progetto statale, un progetto nazionale o è teologicamente guidato?


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